CARA LAFELTRINELLI TI SCRIVO…

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Cara LaFeltrinelli,

sono LaValeria, ho 28 anni vivo a Brindisi, sono laureata con 110 e lode, sono automunita e cervellomunita,  e il mio sogno è lavorare per te.
Da circa 6 anni, ogni mese ti mando il mio curriculum aggiornato con tanto lettera di presentazione megagalattica, dopo queste epistole, che neanche il giovane Werther, pensavo che almeno mi avresti fatto una denuncia per stalking ma niente…non mi pensi e soprattutto non mi vuoi.
Io mi chiedo perchè non mi vuoi? Visto che alle mail non rispondi, ho pensato di scriverti sul mio blog nella speranza che quando (in un attacco di egocentrismo) scriverai il tuo nome su Google uscirà il mio bloggino.
Cara Feltrinelli, perchè non mi vuoi? Sono anni che acquisto da te, ho anche acquistato delle vere e proprie cacate senza mai pentirmi di averlo fatto; calcolando che la Mia libreria nella Mia cameretta conta molti tuoi libri ed il 30% sono delle accozzaglie di parole (diciamo che 100€ te li ho interamente regalati), solo per questo merito di essere ascoltata.
Per non parlare di quello che ho sentito in una delle tue LeLibrerie: un giorno mentre ero in un attacco giallesco, entro in una LaFeltrinelli e ho chiesto a LaCommessa un libro di Fruttero&Lucentini e LaRagazza mi ha chiesto se Lucentini fosse il nome di Fruttero. Oppure quando un gentiluomo ha chiesto, ad un altro IlCommesso,  Macbeth e IlRagazzo gli ha chiesto chi fosse l’autore di questo libro. Sembrava di essere nel film Santa Maradona, solo che da ridere ho trovato ben poco.
Cara LaFeltrinelli,
io sono LaDipendente che hai sempre cercato e che non hai mai trovato, ho anche la faccia da secchiona letterata mischiata a quella da serial killer (come so vendere i gialli io, nessuno mai). Sono gentile ed educata, non sono laureata in lettere (qualifica che, in qualche leggenda metropolitana, si dice si dovrebbe avere per lavorare per te), ma in Servizio Sociale. Ci so fare con le persone: da come si vestono capisco che libro andrà bene per loro. Sono anche disposta a consigliare Moccia, (se proprio devo…). Io nella vita ho un pò di sogni, uno di questi è lavorare per te, anche uno stage, pagami in libri, voglio respirare libri e nutrirmi di essi, è la cosa che mi riesce meglio…

Ho guardato la luce verde da una finestra, fuori da una chiesa mi sono chiesta “a che punto è la notte”, ho viaggiato in moto per le strade d’America, e ho giocato a Pallastrada in un orfanotrofio, ho ucciso la mia amante, ho conosciuto una gattara romana, ho percorso l’ultimo Miglio e per non farmi mancare niente in soffitta c’è un mio ritratto che invecchia per me.
Questo è il mio ennesimo curriculum che però, a differenza degli altri, non andrà a finire nella cartella Spam delle tue mail.
Nell’attesa di una tua positiva risposta, ti porgo DISTINTI SALUTI.
PS: FOSSI IN TE MI ASSUMEREI!

Lettori del blog VI CHIEDO AIUTO, condividete la mia lettera “disperata”, diamogli voce…spargiamo la voce…facciamola girare, magari qualcuno LaLegge e accade IlMiracolo..

60 thoughts on “CARA LAFELTRINELLI TI SCRIVO…

    • Ancora questa storia del “troppo qualificata!”!! Guarda che molto probabilmente è proprio il contrario!! l’equazione appassionato lettore = ottima libraia quasi mai risulta corretta…anzi!!

    • Anche a Lecce stanno per aprire il megastore, e con grande dispiacere vi dico che anche qua le cose nn avvengono in maniera trasparente ma purtoppo tramite conoscenze del comune o di chi sta svolgendo lavori in questo momento in via templari. Io ho mandato 2 cv a Milano che naturalmente nn sono serviti a niente penso che si saranno fumato qualcosa con il mio cv.. Detto questo sono schifata di tutto quello che succede a lecce e al sud in generale.

  1. L’ha ribloggato su ci sonoe ha commentato:
    Cara Feltrinelli, raccolgo volentieri la richiesta di questa ragazza che oltre ad avere titoli di studio ottimi ha una capacità’ comunicativa superiore persino!
    Mi chiedo perché’ non la assumi? Ho tutti i tuoi cataloghi presi ogni anno al salone del libro, libri in quantità’ industriale e ti confermò le numerose lacune culturali di alcuni tuoi impiegati.Allora cosa dobbiamo fare per convincerTi? Fare una seduta di protesta davanti alla tua sede di Milano? Batti un colpo!

  2. Hai provato a cercare su LinkedIn il loro responsabile alle risorse umane? In questi mesi stavamo cercando di far assumere il mio fidanzato in una multinazionale e mia cugina (che già lavora per una multinazionale) mi ha spiegato che le aziende di quella portata si affidano ad un iter ben preciso per le assunzioni. CV in formato europeo + lettera di presentazione + referenze (se ne hai). Chiedi l’amicizia al responsabile delle risorse umane della ditta che ti interessa e gli chiedi gentilmente di prendere visione delle tue credenziali…..mai inviare i cv nel week-end o prima di un periodo di ferie o festività o durante o dopo, perchè i cv si accumulano e non li legge mai nessuno. Noi ancora spettimo che qualcuno ci risponda anche “vaffanculo”, ma almeno si è fatto le cose per bene :\

  3. Richiesta spammata ovunque, da Twitter a Facebook – confermo la scarsa preparazione dei commessi feltrineschi, qui a Pescara ho sentito con queste mie orecchie il commesso che chiedeva al cliente “come si scrive Dickens”. Senza contare che sono antipatici, boriosi e pieni di sé. Cara LaValeria, non è che, niente niente, se laFeltri ti assume, poi te la tiri come laBelenrodrighez? In bocca al lupo!

  4. Sui dipendenti delle Feltrinelli si potrebbe imbastire un blog “cose che voi umani… ma io sì, e le ho sentite in libreria.”

    A me è capitato di chiedere alla commessa che edizioni avessero di un certo libro. L’ho chiesto così: “Mi scusi, potrebbe dirmi che edizioni avete del Capitale di Carlo Marx”.
    Lei (scrivendo sul computer): “Vediamo. Il Capitale di Carlo Marx. Mi dice il nome dell’autore?”
    Io: “…” Anzi: -.-‘

    Sei sicura di voler far parte di questo esercito, di essere sua collega? 🙂 In ogni caso in groppa al riccio per il tentativo. Facci sapere come va a finire.

  5. Mi hai fattospanciare dalle risate!
    Feltrinelli, su…che non c’è niente di più belo che un commesso che ama i libri.
    E che sa consigliarti.
    Già di penoso bastano certi dorsi con il riassunto fatto d’Asia Cino che siè fermato si e no a lprimo capitolo.

  6. Pingback: Cara LaFeltrinelli ti scrivo/ La disoccupazione ingegna | chi ha paura di virginia woolf?

  7. Saresti sicuramente la migliore conmessa, il tuo cv è degno di un ruolo protagonista in centro città! Condivido con te che c’è una parte delle pubblicazioni di cui dovrebbero rimborsare i costi! Ti ritwitto, vuoi vedere mai che signora Inge… 😉

  8. Mi piacerebbe avere una collega come te….una libraia…ma lavorare in feltrinelli non è proprio come te lo immagini, i libri sono un business e per parlare di storie non c’è molto tempo.
    È possibile soltanto in piccolissimi posti con una scarsa affluenza….io amo il mio lavoro, e non lo cambierei per niente al mondo, ma la crisi ha colpito gravemente un settore già pericolante e un assunzione sarebbe una bella notizia anche per noi….il segno di una rinascita! Comunque provo a condividerlo sul mio profilo fb.
    Bacio Ale

  9. Ho lavorato 9 anni alla Feltrinelli, all’inizio al Nord per circa 2 anni e poi al centro dove mi sono trasferita per scrivere la mia tesi. In lettere Moderne. Lavoravo il venerdì dalle 14 alle 21, il sabato dalle 14 alle 22 e la domenica dalle 10 alle 21 in cassa. Ero in un punto vendita molto affollato e il lavoro in cassa era molto faticoso, soprattutto perché durante il we le file sono infinite (ora con la crisi non è più così) e perché durante la settimana studiavo o facevo un altro lavoro (dopo la laurea). Non c’è stato modo di avere ogni tanto una domenica o un sabato liberi, magari con un cambio turno: per farlo avrei dovuto firmare “la flessibilità” grazie alla quale loro avrebbero soltanto ottenuto di spremere ancora di più le mie energie.
    La Feltrinelli sfrutta i lavoratori fino al limite del lecito. Arriva al confine ma sa benissimo come non superarlo mai. E comunque, si sa, le cause di mobbing contro aziende così grandi non esistono: se anche un dipendente avesse la forza di portarle avanti finirebbero con un patteggiamento e non con una condanna.
    Alla Feltrinelli quando assumono cercano di fomentarti e indottrinarti facendoti credere di fare parte di una grande famiglia che vende cultura. Non è vero. E non è vero che se sei laureata in Lettere sei la persona adatta a lavorare in libreria: più sei competente e più sei una minaccia per lo stile “megastore” con le sue esigenze perché facendo anche due chiacchiere sul libro che stai vendendo con un cliente perdi la possibilità di venderne un altro al cliente che aspetta. Per non parlare del fatto che ti è richiesto di “indicare” il posto in cui il cliente può trovare il libro invece di perdere tempo accompagnandolo e consegnandolo. E ovviamente quali libri è meglio consigliare? I best seller, tomoni appena usciti che la Feltrinelli ha ordinato in un numero di copie sufficiente a farci dei divani perché quelli sono i libri che le case editrici vogliono vendere, non certo l’edizione economica del Mestiere di Vivere di Pavese o La Locandiera di Goldoni o Un Dramma Borghese di Morselli!
    Ovviamente il libraio non può nemmeno incidere sull’assortimento della libreria, svolgendo un ruolo di “educazione alla lettura”! No! È tutto automatico! Ma come è possibile che il lettore di Bari abbia le stesse esigenze di lettura, gli stessi gusti di quello di Padova, dove ci sono determinate realtà universitarie e stili di vita differenti? Sarebbe bello seguire le esigenze tipiche di culture e città che sono italiane ma hanno tradizioni e abitudini uniche! Invece no: da nord a sud da est a ovest ci accoglie sempre la stessa vetrina, gli stessi divani fatti di Dan Brown!
    Livellamento culturale. E non a caso le Feltrinelli vendono cioccolata, gomme da masticare, occhiali da sole, ricariche telefoniche, tra un po’ anche i biglietti dell’autobus e i grattaevinci. Sottomissione della cultura alle esigenze di mercato. Il tutto all’ombra del credito dato da un uomo morto su un palo per degli ideali.
    Meglio non essere laureati in Lettere per lavorare serenamente alla Feltrinelli.

    • lavorare in libreria non è quello che tu immagini che sia, non credere di stare lì tutto il giorno a menartela facendo salotto, parlando di libri…è un bellissimo lavoro, ma ho visto gente scappare dopo il primo giorno di stage…pensavano di leggere tutto il giorno e si sono ritrovate con la schiena a pezzi dopo una giornata di magazzino! lettore appassionato non è sempre sinonimo di bravo libraio…la determinazione è alla base di tutti i successi, ma autoproclamarti libraia modello…riesci a capire cosa leggono le persone da come vestono…e poi compri il 30% di libri che fanno schifo? il mio consiglio è non intestardirti..non rincorrere dietro ad una realtà che sicuramente non è quella che immagini…..

      • Il lavoro duro non mi stanca, ho passato mesi a scaricare scatoloni patatine nelle celle di Mc Donald’s e non mi sono mai lamentata, anzi ne approfittavo per fare palestra. Sicuramente feltrinelli non è l’unico CV che mando e soprattutto non lo mando solo alle librerie, mi piacerebbe lavorare con i libri e non per menarmela con i clienti ma perchè mi piace lavorare tra i libri…lavorerei anche in biblioteca se fosse possibile. Metterli in ordine per me è un piacere, toglierli dagli scatoloni sistemarli è anche un modo per scoprire nuovi titoli. 30% di libri che fanno schifo? capita a tutti di commettere errori ma non ho mai detto che quei libri non mi abbiano lasciato nulla, anche delle vere e proprie cacate letterarie insegnano qualcosa…ad esempio che: scrivendo cose dolci e smielate e creando un fenomeno sociale si può passare dall’essere autore di programmi come “scommettiamo che?” a famosissimo pseudo scrittore. Continuerò ad inseguire il mio sogno, poi magari non sarà come lo volevo o sarà faticoso, voglio almeno la possibilità di provarci..e se andrà male intanto c’ho provato.

    • carissima avrai lavorato in feltrinelli anche molti anni, ma probabilmente non hai capito molto di quello che ti circondava!! lavorando in cassa, solo nei fine settimana, in negozi molto frequentati non puoi renderti conto di nulla…le casse, se fai prevalentemente quello sono un mondo a parte…in tutti i negozi feltrinelli si da spazio alla storia ed alla cultura locale, i librai fanno gli asssortimenti, quelli che vivono Tutti i giorni la libreria, non puoi dire che un negozio del nord è uguale a quello del sud…le vetrine? sono altro discorso ! Giangiacomo in negozio aveva messo il flipper e vendeva cravatte e vernice “per fare giallo il tuo poliziotto” .Le librerie devono e sono prima di tutto luoghi d’incontro…non posti dove fare dello snobismo culturale! chi
      crede o addirittura pretende che un libraio sappia o legga di tutto è fuori dal mondo..sono persone, con i loro interessi ed una cultura che per forza di cose è limitata! Comunque in feltrinelli non ti dicono di indicare dove trovare il libro ma di accompagnare il cliente allo scaffale!! Non ti dicono di vendere quella determinata cosa l…ma dove cavolo hai lavorato? lavorare in feltrinelli non è quello che dici!

      • solo un appunto: io non credo o pretendo che chi lavora in libreria sappia tutto ma le basi si. se vieni nel mio ufficio (sono un’assistente sociale) e io non ti sapessi rispondere sulle basi del mio mestiere o almeno del settore in cui lavoro, credo che un pò ti incazzeresti, perchè se mi hanno messo lì dovrei almeno essere preparata per lavorarci. Poi come in tutti i lavori ci sono mie colleghe che non sanno neanche perchè si trovano li e altre che sono molto brave e competenti. Fuori dall’ufficio nel quale presto servizio ho tantissimi interessi ma dentro cerco di essere preparata al massimo e se una cosa non la so, di informarmi per dare all’utente la miglior risposta possibile, anche se non vengo in alcun modo remunerata per il mio lavoro. credo che la competenza sia alla base di qualsiasi professione.

      • Davvero ci credi così tanto? Ho sempre stimato chi sa lavorare in Feltrinelli con uno spirito come il tuo, e ora è fondamentale data la situazione gravissima dell’azienda, gli stipendi di solidarietà e le tensioni dovute alle pessime scelte di invasati con poca esperienza, molta ambizione e pochi scrupoli messi come responsabili di settore.
        Auguro a te e a tutti i miei ex colleghi che non hanno potuto scegliere un altro lavoro di uscire al più presto da questa situazione.
        Mi dispiace ma potrei fare nome e cognome del responsabile-libri che durante una riunione ha pregato di indicare e non accompagnare il cliente al libro, quando è in pedana e non a scaffale.
        In bocca al lupo a te che ami e rispetti il tuo supermercato e a chi davvero vuole lavorare con la cultura.

    • il fu giangi feltrinelli a tutto pensava fuorchè alla libreria di famiglia, quando, buon’anima, viveva. il fatto di aver sposato la buona inge fu l’affare della sua vita. lei, da brava tedescona qual è, negli anni ha sollevato le sorti dell’azienda facendo di feltrinelli quell’affare commerciale che è adesso. ciao codice sociale!

  10. Cara Valeria…
    Chi non mi vuole non mi merita, recita un saggio proverbio.
    Legittimo il tuo desiderio di trovare un lavoro… il Lavoro che pensi, credi, sia il Lavoro per eccellenza.
    Vivere tra i libri, respirarne il profumo… Condividerne con gli altri la passione e l’entusiasmo…
    Eppure, a costo di darti un dolore, non ti sostengo in questo tuo desiderio.
    Penso che tu abbia il diritto di chiedere e avere il meglio per te stessa… Fare la commessa, anche in un megastore, non è certo il massimo della vita. Soprattutto non ti darà l’appagamento che cerchi. E neppure lo stipendio.
    Stai inseguendo un sogno che ti fa male mentre lo insegui e che ti farà più male quando lo avrai raggunto.
    Sta’ molto attenta a quello che desideri.
    Suggerimento?
    Fa’ per alcuni giorni un piccolo esperimento:
    Abbandona la tua ostinazione e chiedi consiglio al tuo angelo.
    Chiedigli un aiuto, su cosa fare per essere felice. Aldilà del bisogno economico, delle necessità contingenti.
    Potresti avere una magnifica sorpresa…
    Che Dio ti benedica e ti guidi. Avrai una vita bellissima….

  11. Ciao Valeria, anch’io ho mandato una mail molto simile al proprietario de La Feltrinelli di Brindisi, ma non ho ricevuto nessuna risposta! La trascrivo qui, mi sembra doveroso per completare il tuo post. E poi, mal comune mezzo gaudio no?

    Gentile Signor**********,
    non so bene se sia lei a gestire questo indirizzo e-mail, ma è a lei che vorrei rivolgermi. Mi auguro, quindi, che potrà leggere quanto segue.
    Innanzitutto mi presento: sono Laura De Stradis, ho 27 anni e sono laureata in Lettere (vivo a Oria). Con grande sorpresa, ieri ho appreso dell’apertura del nuovo centro Feltrinelli proprio a Brindisi. Ne sono entusiasta!
    Le scrivo, come forse già avranno fatto in tanti, per chiederle un colloquio di lavoro, un appuntamento.
    Potrei mandarle il mio curriculum, se avessi speranza nell’utilità della cosa.
    Io vorrei proprio incontrarla, per parlare della mia passione per i libri e per la lettura, del mio sogno di lavorare nell’ambito della comunicazione e degli eventi culturali.
    Inoltre, sono dell’idea che un lettore pretenda di sentirsi nel suo habitat quando entra in una libreria, di chiacchierare con le commesse di letteratura, sentire i consigli di persone che non siano solo addette alla vendita ma anche amanti di libri, lettrici appassionate. Questo, però, con l’avvento delle grandi catene si sta perdendo.
    Sono entrata in molti centri Feltrinelli (Roma, Napoli, Perugia, Lecce etc) -perchè amo molto questa casa editrice- ma le persone che mi hanno servito si sono limitate a indicarmi (controllando sul pc) dove fosse il libro che cercavo. Nessuno mi ha mai parlato di Saramago se ho chiesto di lui, a nessuno interessava se il libro fosse per me o se volessi regalarlo a qualcuno. Nessuno si è preoccupato dei miei gusti, anche se indugiavo davanti agli scaffali e nessuno si è preoccupato di sapere perchè fossi indiecisa fra due o più autori, fra due case editrici. E se mi sono riempita di libri, nessuno mi ha mai detto “poi mi fai sapere quale le piace di più?”, nessuno – tornando – mi ha chiamato per nome. Ecco, non so se mi sono spiegata: la lettrice che è in me, vorrebbe trovare commesse più attente, che mi coccolano e che sanno cosa stanno vendendo (comprerebbe mai della carne da una persona che non sa come si cucinano le varie parti dell’animale?). Tutto questo, per dirle che io sarei quel tipo di commessa. Mi occupo anche di comunicazione, gestisco newsletter, blog, organizzo eventi culturali, mi occupo dell’ufficio stampa di diverse associazioni culturali. Non conosco tutta la letteratura, sarebbe impensabile, ma sono sempre pronta a studiare e ad approfondire. Inoltre, sono sempre di buon umore, amo stare tra la gente e sono anni che induco a comprare libri per pura passione, nessuno si è mai lamentato dei consigli che ho dato. Sono entusiasta, motivata e sempre sorridente.

    Immagino che lei sia al completo con lo staff, immagino che questa mail l’avrà fatta ridere, che mi abbia trovato un po’presuntuosa nel scriverle in maniera confidenziale. So che aveva una libreria più piccola a San Vito, per questo spero che sia d’accordo con la mia premessa. Spero tanto vorrà/potrà contattarmi. Sarei felice di incontrarla di persona. Non le sto chiedendo un lavoro, le sto chiedendo IL lavoro, quello che mi renderebbe felice…

    Con stima le faccio i miei auguri (o in bocca a lupo se è scaramantico) per la sua nuova avventura
    Laura

    Contattami Valeria, vorrei incontrarti per un caffè e una chiacchierata sui libri. Che ne dici?

  12. Pingback: Non è tutt’oro quel che luccica… | Diemme

  13. Cara LaFeltrinelli, sono Silvia, laureata con 110 e lode, biologa sfigata e con tanti sogni nel cassetto. Fossi in te non la assumerei, perché? Semplicemente perché in italia il lavoro non si trova x meritocrazia, perché una persona intelligente, brillante e acculturata come chi ha avuto le palle di scrivere questa lettera, non merita di avere il lavoro che gli spetterebbe. Cara Valeria, probabilmente anzi sicuramente lo stronzo figlio di papà addetto alle risorse umane della Feltrinelli non considererà la tua lettera, ma almeno avrai dimostrato per l’ennesima volta di essere la migliore, perché urlare il proprio disagio è la speranza di essere uditi da chi non vuole alimentare un paese di ignoranti.

  14. Pingback: Cara LaValeria ti scrivo… (in risposta al post su LaFeltrinelli) | Un po' di mondo

  15. Cara amica, perché non usare un poco di cattiveria invece di scimmiottare la Meg Rayn di C’è post@ per te?
    E se provassi a trovare qualche amico per aprire un’associazione culturale senza fini di lucro, dove chiacchierare con chi ha le tue stesse passioni e promuovere sessioni di lettura o quello che più ti piace?
    Puoi cercare fondi o semplice sostegno da parte del pubblico, e sostegno economico dai privati, dalle fondazioni e dagli associati.
    Magari puoi chiedere sostegno alla Fondazione Feltrinelli, e con quel poco organizzare scambio libri, anche in formato digitale. E se bussando a destra e a sinistra riuscissi ad aprire la sede del’associazione proprio di fronte al Megastore???

    Se va male hai speso ben poco oltre al tuo tempo, se va bene magari ci salta fuori il tuo stipendio! DAI, FORZA!

  16. Mi sono sempre chiesta perché gran parte dei librai sia una capra, e non ho ancora avuto una risposta…
    In bocca al lupo per la tua causa 🙂

  17. Pingback: No comment! (Ma, per quanto mi riguarda, pure no regard, no prospect, no future…) |

  18. Io credo veramente che tu abbia un gran talento… e il talento non va sprecato…non mollare MAI.
    ps. grazie per i mi piace sul mio blog ” serenapapini.com ” ! un abbraccio

  19. Pingback: PIOVONO NOMINATION: THE VERSATILE BLOG AWARD | La disoccupazione ingegna

  20. Anche a me piacerebbe lavorare in Feltrinelli. Ma da tempo ho smesso di aggiornare in cv o inviarlo.

    In città da me ha aperto, da un anno e mezzo circa, un punto Feltrinelli, tramite una società che, col patrocinio del Comune, s’è incaricata di portare il marchio. Pensavo facessero delle selezioni per il personale, magari dando priorità a chi, del posto, aveva inserito il cv nel database. In genere le aziende fanno (o dovrebbero fare) così.

    Io non sono stato contattato. Ok, non avrò i requisiti. Ma non ho avuto notizia di selezioni in corso per l’imminente apertura.

    Mi chiamò un amico. Mi chiese, dato che mio padre lavora al Comune, “se sapessi con chi ci si poteva informare”, perché la sorella della ragazza era interessata. Come se il fatto che lavori al Comune significhi sapere tutti cazzi e mazzi e avere le chiavi di tutte le porte. Io dissi la verità, che non ne sapevo nulla. E, poi, anche se avessi saputo qualcosa non faccio esporre mio padre per conto terzi. Non lo faccio per me stesso, figuriamoci.

    Il padre della ragazza poi si andò “a informare” (trovò il modo) e, com’è come non è, il giorno dopo l’inaugurazione della Feltrinelli la trovai lì, dietro il bancone.

    Ora, per carità, la conosco e ritengo se lo meriti.

    Però questo fatto che “bisogna andare a parlare, bisogna informarsi”.
    Fa sentire mandare un CV una roba da sciocchi, come quando fai il biglietto sui mezzi pubblici e gli altri ti guardano come un povero fesso.

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